Abitudini salutari possono diventare rischiose

Wanda ha 78 anni.
È affetta da osteoporosi, motivo per cui assume alendronato, 70mg una volta alla settimana, e colecalciferolo, 25.000 UI una volta al mese.
Soffre anche di ipertensione arteriosa lieve, trattata con lacidipina, 4mg alla sera, verosimilmente correlata ad una sindrome ansiosa, che si manifesta anche con crisi di tachicardia e insonnia.
Per tali motivi assume atenololo 50mg al mattino e alprazolam 0,5mg prima di dormire.
Negli ultimi mesi la paziente ha lamentato una perdita di memoria ingravescente, per cui ha eseguito: una RMN encefalo che ha mostrato piccoli esiti ischemici lacunari; una ecografia delle carotidi che ha evidenziato la formazione di placche.
Entrambe le carotidi risultano infatti ostruite al 50% circa.
A seguito di tali riscontri, viene posta in terapia con acido acetilsalicilico, 100mg dopo pranzo, pantoprazolo da 40mg al mattino, atorvastatina da 10mg alla sera.
Wanda sa che, oltre alle numerose medicine che assume, è importante mantenere uno stile di vita sano: un’ora di passeggiata a passo svelto tutti i giorni, alimentazione povera di grassi e ricca di fibre.
Ha sempre seguito queste indicazioni alla lettera, ma ora che prende acido acetilsalicilico, non può più bere la sua tradizionale spremuta di arancia al mezzogiorno. Decide pertanto di assumerla a colazione.
Dopo una settimana, però, si ripresentano ripetutamente gli attacchi di tachicardia, di cui non soffriva più da mesi. Che cosa è successo?