Beneficio immediato, pericolo nascosto

Rosalia ha 82 anni e, come spesso accade a quell’età, è in trattamento con diversi farmaci.
Da 10 anni circa le è stata diagnosticata una fibrillazione atriale parossistica, per la quale assume amiodarone 200mg al giorno e warfarin secondo INR.
È inoltre in terapia con levotiroxina 75mg per l’ipotiroidismo derivante da una tiroidite cronica autoimmune; allopurinolo 300mg per il riscontro di livelli ematici elevati di acido urico; e rosuvastatina 5mg per una ipercolesterolemia.
A causa di alcuni crolli vertebrali causati da un principio di osteoporosi, la nostra paziente assume paracetamolo, 1000mg al bisogno, come antidolorifico. Infatti, il cardiologo le ha spiegato (e sottolineato più volte) che non è possibile per lei utilizzare gli antinfiammatori “tradizionali” a causa dell’aumentato rischio di sanguinamento dato dalla potenziale interazione tra FANS e warfarin.
Rosalia ha un nipote fisioterapista, con il quale si lamenta spesso del dolore. Che, purtroppo, è scarsamente controllato dal solo utilizzo di paracetamolo. Di recente, oltretutto, ha deciso di pulire in autonomia tutti i vetri della casa; lo sforzo ha ulteriormente riacutizzato il problema alla schiena.
La nostra paziente chiede dunque al nipote se esistano delle alternative farmacologiche. Questi le illustra alcuni degli ultimi ritrovati, sottolineando però che con il warfarin è sempre meglio stare attenti.
Scoperta l’esistenza dei FANS COX-2 selettivi, meno gastrolesivi dei principii attivi tradizionali, la nostra paziente decide di rischiare.
Prende delle compresse di celecoxib 120mg, già in casa in quanto prescritte alla nuora, anch’essa affetta da lombalgia cronica, e nota un immediato beneficio sulla sintomatologia algica.
Dopo una settimana, si reca dal medico curante per il rinnovo della ricetta di antinfiammatorio: funziona così bene che vuole continuare!
Il medico, dubbioso, inserisce i farmaci nella cartella clinica elettronica. Cosa rileva il sistema di controllo delle interazioni?