Lombalgia da trattare con cura

Aldo ha 78 anni, abita in un paese di 20.000 abitanti del nord Italia ed è un imprenditore in pensione.
È una persona energica e attiva.
Il lavoro, nel caso specifico la sua azienda di mobili, è stato tutta la sua vita.
Aldo ha smesso di andare in azienda solo dopo un ictus, occorso 8 anni fa, presentatosi con emiparesi destra. Da allora si è dedicato alla propria salute e, nel corso degli anni successivi, grazie a molta fisioterapia e tanto impegno, è riuscito a recuperare quasi totalmente la mobilità.
Il nostro paziente è anche iperteso, motivo per cui sta assumendo ramipril 10 mg al mattino e alla sera. Assume inoltre pantoprazolo (40 mg a colazione), acido acetilsalicilico (100 mg a pranzo) e fluvoxamina (100 mg alla sera).
Negli ultimi 3-4 giorni, a seguito di una seduta di ginnastica più intensa del solito, lamenta dolori a livello lombare, sintomatologia di cui soffre frequentemente: concausa probabile è la postura non ottimale, rimasta lievemente alterata a seguito dell’ictus.
Contatta dunque il suo medico di famiglia, che prescrive un antinfiammatorio e un miorilassante, in forma di punture di diclofenac e tiocolchicoside, per 5 giorni.
Ad Aldo tuttavia viene in mente che si sta avvicinando il weekend e sa che avrà difficoltà a trovare un infermiere disponibile ad effettuare le iniezioni.
Pertanto chiede al medico se può prescrivergli una terapia per bocca.
Il trattamento viene dunque modificato in 7 giorni di diclofenac 75 mg in compresse a pranzo e cena; tizanidina in compresse da 4 mg alla sera.
Aldo assume la terapia per 5 giorni, ma al sesto sviene e viene chiamata l’ambulanza.
In pronto soccorso i medici non sono sorpresi di quanto è successo.