Maria e l'antibiotico

Maria ha 75 anni. È una persona solare e attiva, nonostante l’età e i numerosi malanni di cui ha sempre sofferto. Fin da bambina, infatti, le è stata diagnosticata la sindrome di Wolff-Parkinson-White.
Al termine degli accertamenti effettuati da giovane, le è stata riscontrata una malformazione congenita dell’arteria coronaria destra.
Sottoposta ad intervento correttivo, non ha più avuto sintomi, ma da allora è in terapia con bisoprololo, 3,75mg, dronedarone 400mg, warfarin secondo INR con relativa gastroprotezione, effettuata tramite pantoprazolo 20mg.
Nel tempo, si è aggiunta una ipertensione arteriosa, ora in trattamento con enalapril 20mg e amlodipina 5mg.
Assume infine anche cloruro di potassio, 600mg al giorno.
L’anno scorso, a Maria è stato diagnosticato, inoltre, un tumore al seno. È stata effettuata una quadrantectomia e la paziente è stata sottoposta a radioterapia, seguita dall’introduzione in terapia di tamoxifene, 20mg 1 volta al giorno, da assumersi per 5 anni.
Nel corso degli accertamenti preoperatori e per la valutazione di idoneità alla radioterapia, sono state riscontrate infine delle lesioni agli apici polmonari e una adenopatia ilare, suggestive di tubercolosi latente.
Dato lo stato di immunodepressione provocato dalle terapie oncologiche, è stata dunque posta in terapia con rifampicina 450mg e isoniazide 300mg per 3 mesi.
Quest’ultima terapia, pur giustificata dall’immunodepressione provocata dalle cure oncologiche, crea qualche perplessità al medico di famiglia. Infatti, sa bene che questi farmaci, rifampicina in particolare, interagiscono con numerosi altri principii attivi. Quali?