I medici del futuro verranno formati per usare l'IA

Il professor Alessandro Vespignani, docente di Fisica e Scienze della Salute presso la Northeastern University di Boston, nel corso di una recente intervista al Sole 24 Ore, ha espresso la propria visione “realistica” sul futuro dell'intelligenza artificiale (IA) nel settore sanitario.
Egli sottolinea come l'IA non costituirà né un salvatore né una minaccia per l'umanità, ma piuttosto uno strumento con pro e contro che dovranno essere valutati caso per caso.
Vespignani evidenzia l'importanza della trasparenza nelle modalità di addestramento dell’IA, per valutarne l'accuratezza degli algoritmi.
L'IA fornisce previsioni probabilistiche, non diagnosi definitive, e richiederà regolamentazioni specifiche, simili a quelle del trasporto aereo e terrestre.
In ambito sanitario, l'IA non sostituirà i medici, ma porterà ad una reinvenzione della professione medica. Sarà fondamentale formare medici in grado di utilizzare lo strumento IA in modo efficace, trasformando così il modo in cui opera l’intero sistema sanitario.
A seguito della pandemia, l’aumentato interesse per l’utilizzo dell’IA in sanità pubblica ha consentito lo sviluppo di applicazioni di monitoraggio su larga scala delle popolazioni e l'associazione dei problemi di salute pubblica con fattori finora trascurati, come la mobilità dei pazienti e lo status socioeconomico.
La potenziale ottimizzazione delle risorse che ne consegue va però bilanciata con i rischi per la privacy e quindi l’utilizzo di questa tecnologia andrà attentamente normato e monitorato.
Questo approccio può portare a cambiamenti significativi anche nella cura e nella prevenzione individuali, quando combinato con la cosiddetta medicina personalizzata.
L’intelligenza artificiale in sanità impone una reinvenzione del mestiere del medico