Il mondo della sanità è vulnerabile agli attacchi ransomware

Negli ultimi mesi sono stati numerosi gli attacchi hacker a ospedali, strutture sanitarie e aziende pubbliche in generale.
Ad esempio, nel mese di maggio, si è fermato l’intero sistema gestionale del pronto soccorso degli ospedali milanesi Fatebenefratelli e Sacco, delle sedi del Buzzi, Macedonio Melloni e di altri presidi territoriali.
Alla Regione Lombardia è arrivata una richiesta di riscatto di 1,8 milioni di euro.
L’attacco si è basato sulla strategia del ransomware: un software in grado di crittare i contenuti dei computer di una rete, rendendoli inaccessibili senza la chiave fornita a seguito del pagamento del riscatto.
I danni sono stati contenuti grazie alle azioni che Regione e ASST hanno messo in atto per innalzare il livello di sicurezza dei servizi.
Le banche dati centrali rimangono infatti isolate dalle strutture applicative periferiche, consentendo di scollegare solo queste ultime per ripristinarle in sicurezza.
Nel frattempo però i pronto soccorso sono stati in grado di accettare gli accessi dei pazienti solo attraverso modulistica cartacea mentre il 112 provvedeva a dirottare le emergenze sugli altri presidi ospedalieri milanesi. Con disagi anche per le prestazioni ambulatoriali negli ospedali e presso le sedi territoriali.
Stando a quanto emerge dall’ultimo report rilasciato da Swascan Cyber Risk Indicators Report, il nostro Paese è sempre più a rischio, come testimoniano anche gli attacchi informatici avvenuti ai danni di Regione Lazio, FS e Trenitalia.
La cybersecurity, oggi in particolare, deve essere centralizzata e rinforzata, anche tramite formazione e procedure al passo con le nuove tecniche di hackeraggio.
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